Raffaele Angius è un giornalista freelance specializzato in cybersecurity, whistleblowing, diritti umani digitali e hacking. Nato nel 1988, attualmente lavora come reporter per Wired, La Stampa e IrpiMedia. Ha co-fondato Indip, periodico indipendente di approfondimento in Sardegna.
La formazione
Raffaele Angius si laurea alla triennale di Scienze Politiche all’Università degli Studi di Cagliari, successivamente, nel 2016, consegue la magistrale all’Alma Mater Studiorum di Bologna in Cooperazione Internazionale e Tutela dei Diritti umani nel Mediterraneo e in Eurasia. Si laurea con una tesi sull’impiego di strumenti tecnologici per la raccolta di informazioni anonime nell’ambito del giornalismo e dell’attivismo. Frequenta poi nel biennio 2016-2018 il master di giornalismo “Giorgio Bocca“ a Torino. Tra il 2015 e il 2016, inizia la collaborazione come cronista dalla Palestina con Nena News, un primo periodo di lavoro giornalistico.
RegeniLeaks
Nel 2016, poco dopo essersi laureato, riesce a dare un risvolto pratico al suo progetto di tesi, anche in seguito a delle esperienze che lo avevano portato a impegnarsi in prima persona nel campo dei diritti umani. È questo il momento in cui approda all’Espresso; qui realizza una piattaforma, RegeniLeaks, grazie alla collaborazione di Marco Pratellesi e Lirio Abbate. Nel lavoro è poi affiancato dal giornalista Brahim Maarad, che rende possibile la comprensione delle informazioni e il dialogo con le fonti dall’Egitto. Attraverso RegeniLeaks sono state raccolte informazioni riguardanti l’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni e documenti che testimoniano le violazioni dei diritti umani in Egitto.
Altri principali lavori
Come giornalista poi continua il lavoro nella creazione di piattaforme per la raccolta di segnalazioni anonime. Nel 2018 nasce ItaliaLeaks, la piattaforma di Agi. Nel 2021 lavora anche a WiredLeaks, per segnalazioni e comunicazioni anonime con il team di Wired.
Si occupa principalmente di crimini informatici, diritti umani digitali e sorveglianza di Stato. Dal 2016 è membro dell’Hermes Center for Transparency and Digital Human Rights, con il quale collabora alla diffusione di strumenti per la protezione del lavoro giornalistico e delle fonti.
Indip
Nel 2020 insieme al giornalista d’inchiesta Pablo Sole e un gruppo di colleghi, lanciano Indip, un periodico di approfondimento in Sardegna. Il progetto inizia con un crowdfunding su Produzioni dal Basso e ha l’obiettivo di raggiungere 25 mila euro, senza i quali il progetto non sarebbe nato. La raccolta fondi ha invece successo e supera i 27 mila euro raccolti dando il via a Indip e alla sua redazione. Il periodico si avvale inoltre della presenza di Inleaks, prima testata locale ad avere una piattaforma che permette di inviare informazioni alla redazione in modo anonimo.
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L’intervista a Raffaele Angius
L’intervista con Raffaele Angius è la seconda puntata della terza stagione del podcast, affronta in particolare i temi dell’hacking, del whistleblowing e della cybersicurezza.
Con Raffaele Angius abbiamo riavvolto il nastro del suo percorso di studi e ci ha raccontato di come l’idea di diventare giornalista si sia materializzata nel corso degli anni. Man mano ha aggiunto dei tasselli che lo hanno portato a maturare l’idea che fosse possibile conciliare diritti umani e cybersecurity: inizialmente non credeva di voler fare il giornalista ma, soprattutto dopo l’esperienza di RegeniLeaks, si iscrive al master in giornalismo di Torino provando questa strada. Un modo per conciliare temi digitali, di diritti e sicurezza nell’informazione e nel servizio a lettori e lettrici.
Come spiega Angius, l’importanza della protezione delle fonti nel giornalismo, soprattutto investigativo, ha un’importanza primaria. Ma non finisce qui perché, durante la nostra chiacchierata, attraverso la spiegazione del funzionamento di queste piattaforme, ha portato in luce un altro aspetto fondamentale: la possibilità di verificare l’attendibilità dei documenti e delle testimonianze che vengono raccolte.
Inoltre Raffaele Angius racconta quali accortezze può usare il giornalista quando si avvicina a una fonte: è necessario fare attenzione a non metterla a rischio e capire in che modo dialogarci.
La garanzia dell’anonimato costituisce uno dei punti di forza di queste piattaforme che danno la possibilità, anche in situazioni particolarmente rischiose, di entrare in contatto con persone in possesso di informazioni che possono rivelarsi essenziali ai fini di un’inchiesta.
Un altro capitolo importante dell’intervista è rappresentato dal focus sui lettori. Angius si sofferma a chiarire che per lui il lavoro giornalistico non può fermarsi a dare opinioni; bisogna fornire al lettore gli strumenti per comprendere la realtà. Secondo Raffaele Angius, soltanto seguendo questi principi si può fare giornalismo intellettualmente onesto.
Il filo conduttore di questa intervista è la necessità di prendere consapevolezza che informatica e giornalismo, se vanno a braccetto, possono determinare grandi cambiamenti, nell’evoluzione delle tecniche e del modo di fare giornalismo, poiché la sicurezza informatica è un canale orizzontale e, in quanto tale, interessa i più svariati ambiti.
Domande fuori onda
Abbiamo chiesto a Raffaele Angius di svelarci alcuni segreti del mestiere. Ecco alcune domande fuori onda.
- Quali sono i libri che ti hanno ispirato per il tuo lavoro?
La scintilla è scoccata con La fine è il mio inizio, dove Tiziano Terzani racconta la sua vita al figlio Folco. Ma ho amato profondamente Sostiene Pereira di Tabucchi: credo che ogni giornalista dovrebbe leggerlo almeno una volta, per ricordarsi che il nostro lavoro esige una presa di posizione. Un insegnamento che probabilmente è più attuale oggi di quando è stato scritto il libro, quasi trent’anni fa. - Quali sono i libri che stai leggendo ultimamente e ti stanno piacendo tanto?
Sicuramente consiglio Armi di distruzione matematica di Cathy O’Neil, che è indispensabile per capire tutti i limiti e i rischi di un soluzionismo tecnologico sempre più in voga soprattutto nella classe politica, spesso impreparata e pur tuttavia risoluta nell’adottare tecnologie che non comprende. Ma raccomando anche Il capitalismo della sorveglianza, dove Shoshana Zuboff offre una preziosissima analisi del mondo nel quale stiamo vivendo dal punto di vista economico, in modo anche piuttosto accessibile. - Ci sono dei gadget tecnologici da cui non puoi separarti?
Telefono e cuffie bluetooth: quando si telefona occorre avere le mani libere e prendere fiumi di appunti. - Quali sono le migliori App per smartphone o desktop che usi per lavoro?
Senz’altro Signal, a cui devo parte della mia serenità quando comunico con le mie fonti. E poi l’app musicale Radiooooo, a cui devo i miei accompagnamenti musicali, indispensabili talvolta per concentrarmi. - Quali sono i podcast o le newsletter che segui spesso?
Apprezzo molto Morning del Post, a cura di Francesco Costa, e Guerre di Rete, la newsletter di Carola Frediani. - In generale cosa consigli di seguire per iniziare a formarsi giornalisticamente su temi di hacking e whistleblowing?
Immergersi in questo mondo e cercare di viverne le logiche è importante quanto aggiornarsi costantemente. In questo aiutano eventi e iniziative come Hackinbo – a Bologna – e RomHack nella capitale.
Dove trovare Raffaele Angius
Sul suo Instagram, Twitter, LinkedIn, Facebook.
Altre puntate collegate a questa intervista:
- Inchieste in Rete: istruzioni per l’uso – con Simone Fontana (S02 E08);
- Come scrivere di cybersicurezza su argomenti internazionali – con Carola Frediani (S01 E35);
- Video-giornalismo d’inchiesta e la genesi di Bloody Money – con Sacha Biazzo (S01 E22).
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