L’ospite della settima puntata di questa seconda stagione è Federica Cherubini, una giornalista che da anni lavora all’estero, e si occupa di strategie e tendenze del giornalismo di oggi e di domani.

Federica Cherubini ha studiato Linguaggi dei Media all’Università Cattolica del Sacro Cuore, e Storia del mondo contemporaneo all’Università di Milano. In quegli stessi anni si iscrive all’ordine dei giornalisti della Lombardia. Dal 2010 al 2016 ha lavorato per l’Associazione Mondiale dei Giornalisti e degli Editori (WAN-IFRA) su diversi progetti e in diversi ruoli. Fino a metà 2019 è stata Audience Projects Editor presso Condé Nast International, poi per un anno è stata Engagement Manager presso Hearken, mentre dall’aprile 2020 è responsabile dello sviluppo della leadership del Reuters Institute for the Study of Journalism. E’ anche direttrice di Hacks/Hackers London, una comunità di oltre 4.000 membri, che si propone come uno spazio di incontro tra giornalismo e tecnologia dove discutere e ripensare il futuro delle notizie.

Gli inizi e gli anni della formazione

Nella prima parte dell’intervista abbiamo affrontato la formazione e le prime esperienze di Federica Cherubini, come è nata la sua passione verso i meccanismi che fanno funzionare il mondo del giornalismo. Questa predilezione si era già sviluppata negli anni universitari ed è stato fondamentale, durante un soggiorno in Francia, per iniziare a lavorare con WAN-IFRA .

Ruoli ibridi

Tra i suoi lavori nell’arco degli anni si intravede un filo comune, quello dell’ibridazione e della contaminazione di competenze. Infatti i suoi studi e i suoi incarichi hanno come interesse l’industria dei media, le redazioni e i giornalisti ma anche la ricerca di modi migliori per raggiungere i lettori. Abbiamo anche approfondito, nella parte finale dell’intervista, come sia importante riuscire ad allargare gli orizzonti e coprire temi che oggi sfuggono ai giornalisti. E la conclusione è che per farlo c’è bisogno di ricercare inclusività e diversità.

Ripensare il giornalismo

Abbiamo cercato di capire quali potrebbero essere, sulla base delle indagini e esperienze di Cherubini, i modelli virtuosi per migliorare il giornalismo italiano. Alla base del giornalista di oggi ci deve essere attenzione per la formazione continua, supportata da una buona programmazione, che conduca a un proseguimento coerente con gli studi. Il tutto deve permettere di poter apprendere costantemente nuove cose, non dimenticando l’importanza di fare networking tra testate e fra giornalisti.

Domande fuori onda

Abbiamo chiesto a Federica Cherubini di svelarci alcuni segreti del mestiere in cinque domande fuori onda.

  1. I tuoi libri di ispirazione a livello giornalistico?
    «Comparing Media Systems: Three Models of Media and Politics (2004), Daniel C. Hallin and Paolo Mancini;
    Homo Videns. Televisione e post-pensiero, Giovanni Sartori;
    Blur, how to know what’s true in the age of information overload, Bill Kovach and Tom Rosenstiel;
    Hooked – How to build habit-forming products, Nir Eyal».
  2. Libri che stai leggendo ultimamente e che ti stanno piacendo tanto?
    «The Attention Merchants, Tim Wu
    Our women on the groundArab Women Reporting from the Arab World – edited by Zahra Hankir
    Hearts and Minds: Harnessing leadership, culture and talent to really go digital, Lucy Kueng».
  3. Gadget tecnologico da cui non puoi separarti?
    «In generale il telefono e le cuffie bluetooth».
  4. App che usi per lavoro?
    «Miranda, time zone converter; Toby for Chrome; Pocket».
  5. Podcast o newsletter che leggi spesso?
    «Podcast: Today in Focus del Guardian; The Tip Off; Unicorni in redazione.
    Di newsletters ne ricevo e leggo una quantità incredibile, quelle che non perdo mai sono queste.
    Di news: First FT del Financial Times, Evening Post de Il Post e Quartz Africa Weekly. Sui media: Ellissi di Valerio Bassan, Charlie del Post, quella settimanale del Reuters Institute, Splice Media sulla trasformazione digitale dei media in Asia».

Dove trovare Federica Cherubini

Sul suo Instagram, Twitter, LinkedIn, Facebook.

Altri link citati nell’intervista


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