Come proporre un articolo a una testata è una domanda ricorrente tra gli aspiranti giornalisti. Negli ultimi anni gli esperimenti editoriali al di fuori delle pagine dei quotidiani sono aumentati grazie alla Rete, moltiplicando gli sbocchi professionali. Nonostante ciò il mondo dell’informazione resta poco accessibile per chi vuole entrare a farne parte.
Scrivere per lavoro è il sogno di molti, si sa, per questo abbiamo deciso di stilare una serie di guide sul mestiere del giornalista. Come proporre un articolo a un giornale è la prima e ci permetterà di partire dalle basi, attraverso le interviste fatte alle redazioni delle principali testate italiane.
Indice |
Se vuoi sapere come iniziare a scrivere per un giornale devi sapere che non esistono strade facili. Di fronte alla nostra richiesta di collaborazione per scrivere questa guida, abbiamo anche ricevuto dei no e per ragioni del tutto legittime. Non tutte le testate cercano collaboratori, tanto per cominciare. A questo si aggiungono le ben note difficoltà economiche acuite dalla pandemia. Infine c’è chi semplicemente preferisce un approccio diverso.
Tutto ciò aumenta una competizione già elevata, per cui non è scontato che i giornali che cercano collaboratori accettino al volo la vostra proposta. Noi ci siamo posti l’obiettivo di risparmiarvi la ragione di rifiuto forse più grave di tutte: una proposta fatta male. Purtroppo ne arrivano a bizzeffe in tutte le redazioni e per ragioni difficili da credere. Per questo desideriamo iniziare questa guida con un ripasso dei fondamentali.
Nella corsa a scrivere l’articolo perfetto si rischia di dimenticare ciò che serve per partire col piede giusto. Tutti noi abbiamo una rivista per la quale faremmo carte false per vedere pubblicato un nostro pezzo, ma non significa che si possano saltare alcuni step fondamentali, pena una stroncatura immediata. Anche se – tocca ammetterlo fin da subito – nemmeno una proposta fatta bene è garanzia di successo. Tuttavia, cosa è davvero indispensabile?
Mai più senza:
- scrivere bene: vorremmo dare per scontato che tutti voi scriviate bene, ma non sempre è così. Non basta studiare all’infinito la teoria, esercitate la scrittura. Scrivere aiuta a scrivere, ma non solo quando leggete interrogate il testo o, ancora meglio, fatelo leggere a qualcuno di bravo e fidato se ne avete la possibilità. Cosa lo rende degno di una pubblicazione? Come fa ad avere quel ritmo? Trovate il vostro e buttatevi;
- competenze informatiche: non siamo tutti programmatori, per questo la conoscenza delle competenze informatiche passa soprattutto attraverso alcune accortezze. Sapete formattare un testo? E convertire un documento da un formato all’altro? E se non sapete fare niente di tutto questo, siete almeno in grado di trovare i giusti tutorial in Rete? Queste competenze vengono date per scontate quando ci si trova di fronte a un nativo digitale;
- lavorare con metodo: se davvero desiderate fare il giornalista è indispensabile che organizziate il lavoro. Trovate ciò che funziona per voi, selezionate gli strumenti utili capaci di supportarvi nella vostra attività. Non esiste una regola valida per tutti, ma di sicuro non si può lasciare nulla al caso;
- studiare: studiare è sempre una buona idea dalla notte dei tempi, ma oggi serve ancora di più per navigare nella complessità che ci circonda. Non si tratta di accumulare nozioni, ma di coltivare lucidità, pensiero critico, metodo attraverso un processo individuale lungo una vita intera. Non abbiate la presunzione di credere che un ‘pezzo di carta’, per quanto sudato, vi dia le competenze necessarie per scrivere con disinvoltura di politica, economia, ecc;
- specializzarsi in qualcosa: studiare vi permetterà si trovare un argomento che amate approfondire e di cui scrivere sempre. Serve avere delle competenze di base trasversali, ma diventare bravi in qualcosa: si chiama formazione a T.
(l’articolo continua sotto)
La newsletter di Giornalisti al Microfono
Ogni due settimane, il sabato mattina spunti pratici e riflessioni sul giornalismo. Con ospiti, consigli e proposte di collaborazione da riviste o progetti giornalistici.
Per riceverla scrivi nome e mail.
Per capire come proporre un articolo e cercare di evitare di essere respinti immediatamente, abbiamo fatto cinque domande alle redazioni di molte testate che di proposte, come detto, ne ricevono parecchie.
1. Come può un giornalista trovare la testata adatta alla quale proporsi e scegliere il formato (testo, audio, video) giusto in termine di stile e di contenuto?
Nella foga di voler iniziare a lavorare, il giornalista alle prime armi ha già pronto il suo contenuto e lo invia ai contatti di tutte le testate che trova online, senza ricevere risposta. Si tratta della versione più estrema di una storia con tante varianti, ma con una verità in comune: Lanciarsi alla cieca è controproducente: serve ponderare a fondo le proprie mosse. Senza dimenticare che la fretta è cattiva consigliera.
Ogni testata coltiva la sua identità fin dal primo giorno. Temi, stile, target: ogni cosa è pensata fin nel minimo dettaglio. Tutto ciò che viene pubblicato deve essere coerente col resto dei contenuti proposti dalla testata stessa, contribuendo a renderla unica. Ne deriva che, se si pensa a come proporre un articolo, è impossibile proporre il proprio pezzo a più di una rivista, anche se apparentemente simili. Dunque cosa può aiutare nel fare la giusta proposta?
Conosci te stesso
«Conosci te stesso», ci ricorda Pagella Politica. «Capire quello che siamo bravi a fare, prima ancora di quello che ci piace fare, è fondamentale». È d’accordo rassegnagram: «Per prima cosa bisogna capire che tipo di giornalismo si vuole fare e quale mezzo si vuole utilizzare. La scelta non è in funzione della testata, ma di se stessi».
Si tratta di un cambio di prospettiva importante, ma cruciale. Per la redazione di Sapiens «[…] capire quali sono i propri obiettivi e i propri interessi di scrittura» è prioritario, solo a quel punto si può «cominciare una ricerca accurata delle testate (…) che narrano nel modo in cui vorresti narrare tu le tue storie».
Tuttavia ci sono una serie di qualità imprescindibili per diventare giornalisti. «Interesse, originalità e coerenza credo siano gli aspetti centrali. Con interesse intendo l’entusiasmo e la voglia che il giornalista ha nel proporsi […]», sottolinea Facta. E l‘originalità deve andare di pari passo con la coerenza. Coerenza verso se stessi e verso il lavoro degli altri, perché: «Non tutti i giornalisti sono fatti per fare lo stesso tipo di mestiere, viviamo in una realtà che permette di avvicinarsi alla professione da diverse angolazioni e con differenti modalità, la coerenza fa sì che ognuno di noi possa trovare la propria».
Quale contenuto?
Questa guida si intitola ‘Come proporre un articolo a un giornale’, ma si tratta di una forzatura. Forse non siamo riusciti a mantenere un approccio neutro al 100% e abbiamo dato per scontato che tutti voi siate interessati a scrivere e basta, ma le risposte ottenute ci hanno ricordato la versatilità del giornalismo contemporaneo, che è anche ciò che lo rende così affascinante ai nostri occhi. Ci sono anche, per esempio, i podcast, le infografiche, i video dai 15 secondi in su, per citarne alcuni. Si tratta di contenuti che il pubblico inizia a conoscere e ad apprezzare sempre di più, aprendo nuovi sbocchi professionali per la nuova generazione.
Tutto questo per dire che dovete puntare su ciò che sentite più nelle vostre corde. Conoscere se stessi da un punto di vista professionale significa proprio questo. Dovete conoscere le vostre qualità e passioni a fondo e metterle all’opera.
Approfondimento 1. Ritagliati il tuo spazio
Forse nella testata che più vi sembra affine al vostro percorso non c’è spazio per quello che sapete fare, ma non significa che non si possa proporre la propria idea. Wired suggerisce: «Aprire un nuovo formato significa che forse dovrai anche fare un investimento tecnologico e che devi avere un sito che sia in grado di ospitarlo. Se con una proposta di formato arriva anche un’idea su come questo possa diventare remunerativo per la testata secondo me ha un vantaggio. Ovviamente la ricerca della sostenibilità non deve essere un incarico del collaboratore, però se alla proposta include anche un’idea di vendita ai lettori o agli sponsor, è una cosa che in questo momento un giornale apprezza». Valutate bene il contesto ed elaborate una proposta convincente: se dimostrerete di avere i mezzi e la capacità potreste anche riuscire.
La ricerca della testata
Sei pronto, hai un’idea e vorresti proporla a qualche testata nella speranza che venga pubblicata, ma dove? Su come trovare la testata giusta alla quale proporre il proprio pezzo sono tutti d’accordo. «Credo che la testata più adatta a cui proporre contenuti sia quella che di solito leggiamo, ascoltiamo o seguiamo», per L’Espresso. Infatti «scrivere è un’attività che passa necessariamente dalla lettura», ci ricorda l’Ultimo Uomo. Il perché è semplice: «un giornalista pensa di proporsi alle riviste di cui è già lettore, di cui quindi già comprende stile, linea editoriale, timbro».
Compatibilità e competenza sono le parole d’ordine per Factanza, per i quali «per trovare la testata adatta bisogna (…) analizzare la linea editoriale di quelle che si stanno prendendo in considerazione, e capire se (…) ci possa essere compatibilità». Occorre inoltre «chiedersi se si hanno le competenze richieste per parlare delle tematiche più frequentemente trattate dalla testata […]».
Per Facta serve inoltre «non tanto mostrarsi, ma essere realmente interessati al settore e alla realtà per la quale ci si propone […]. Dalla mia esperienza, una persona inesperta può, con la giusta dose di interesse, mettersi in gioco e riuscire. Una persona che si finge interessata e non lo è, porta invece ad una perdita di tempo […]». E in una redazione purtroppo è molto difficile che ci sia la possibilità di perdere tempo.
Il percorso giusto
Ricapitolando è sconsigliabile scrivere pezzi su pezzi e mandarli ovunque. menelique suggerisce il percorso giusto da fare. Secondo la redazione è «[…] preferibile scegliere prima la rivista, poi analizzare i suoi contenuti, e in seguito elaborare un pitch. Il percorso inverso (prima il pitch, poi scelgo la testata a cui inviarlo), nonostante sia più intuitivo ed effettivamente più diffuso, spesso è controproducente. Magari può andare bene per realtà generaliste, ma non per l’editoria indipendente. Le riviste non sono spazi neutri da occupare con le varie voci di diversi autori e autrici».
Non ci resta che ricordare le regole per analizzare una testata, operazione che richiede tempo e precisione:
- studia il target di riferimento,
- studia lo stile e i temi trattati,
- cerca di comprendere il taglio della rivista,
- cerca di individuare i punti di forza e i punti deboli della rivista e offriti di colmare i vuoti,
Se avrai fatto un buon lavoro di ricerca non finirai col proporre un articolo già scritto, cosa molto gradita a tutte le redazioni
L’importanza di fare rete
Per ogni testata si trovano i contatti pubblici nelle sezioni ‘Collabora con noi’ o ‘Contatti’, ma possiamo dirvi per esperienza che ricevere risposta è complicato. «Se da un lato aiuta la perseveranza, dall’altro aiuta ancor di più cercare dei contatti personali e diretti, partecipando eventualmente a incontri, conferenze e simili» per Pagella Politica. Non è un caso che una delle parole più ricorrenti nel mondo del lavoro sia networking, ovvero la capacità di fare rete attraverso l’incontro e lo scambio di conoscenze.
«Consultarsi con i colleghi freelance che già lavorano per determinate testate in modo da capire chi ti trovi davanti» è importante per GQ. Trovare spazi online e offline dove confrontarsi sul proprio mestiere è importante, ma anche ricercare i recapiti personali dello staff di una redazione attraverso Linkedin, per esempio, aiuta molto a farsi strada nella bolgia di mail che ricevono quotidianamente le testate ai loro indirizzi pubblici.
2. Qual è il modo migliore per presentare la propria proposta (titolo, sinossi, pitch, pezzo completo) e presentarsi alla testata (mini bio, link ad altri lavori, formattazione della mail)?
Da rassegnagram ci ricordano un’amara verità: «La persona che vi sta leggendo ha una capacità di attenzione di otto secondi. Quindi entro quel tempo dovete convincerla a finire la mail». Quali sono i segreti per riuscire nell’impresa? Vediamoli insieme.
Cattura l’attenzione valorizzando i tuoi punti di forza
«A me piacciono i collaboratori che si presentano rapidamente e con molta onestà, raccontando per chi lavorano e su quali temi». Per GQ una presentazione senza fronzoli è l’ideale e così per la maggior parte delle testate intervistate. Presentarsi è necessario se è la prima volta, suggerisce L’Espresso, ma senza mai essere prolissi. Quando si riesce a stabilire un primo contatto, al di là del successo della proposta di collaborazione, lo scoglio della presentazione personale può dirsi superato per le volte successive. E cosa si può scrivere in due righe, vi chiederete voi? Con la giusta consapevolezza di sé e il dono della sintesi si possono fare miracoli e voi dovete dimostrare di avere queste qualità.
Anche per l’Ultimo Uomo «La cosa che mi interessa sempre sapere è perché l’autore/autrice vuole scrivere di un determinato argomento. Non solo le ragioni più strettamente giornalistiche, (…) ma perché interessa scriverne proprio a lui/lei». Le ragioni risiedono il più delle volte nella vostra stessa esperienza. Serve «[…] cercare, in modo discorsivo ma sintetico, di dare le informazioni utili su se stessi, che dimostrino un differenziale rispetto alle possibili alternative (ad esempio: se voglio scrivere di Medio Oriente e parlo correntemente l’arabo e il farsi e ho vissuto cinque anni in Libano, queste sono le prime cose da far notare)» suggerisce Pagella Politica.
Approfondimento 2. Esempi di oggetto per la mail
Se davvero avete 8 secondi per catturare l’attenzione di qualche redattore, almeno due se ne andranno per leggere l’oggetto della vostra mail. In mezzo a centinaia di altre mail. Lo sappiamo: manca il fiato a pensarci, ma non è un’impresa impossibile. Abbiamo provato a elaborare qualche esempio pratico dal quale prendere spunto:
- [PITCH] Titolo del pitch;
- Se cercate un giornalista scientifico potrei fare al caso vostro;
- Ho visto che cercate un editor, ecco il mio curriculum;
Cosa mando?
«Ho fatto il freelance per tanti anni», ricorda Federico Ferrazza, direttore di Wired, «quindi sono stato dall’altra parte e me lo ricordo quanto è dura. […] l’articolo completo lo sconsiglio sempre, perché aldilà della buona fede del collaboratore può sembrare che si stia piazzando lo stesso articolo a diverse testate». Nel galateo del giornalismo questa è una mossa da evitare.
Ancora una volta troverete poche voci discordanti sul tema: mandare un pezzo già scritto rischia di essere lavoro sprecato. Da menelique sono chiari su questo: «Se mi proponi il pezzo già scritto alla prima email, è difficile che lo pubblichi, perché (…) preferiamo sviluppare i pezzi da pubblicare grazie a una collaborazione tra chi lo scrive e la redazione». Non è d’accordo factanza. Secondo loro presentare «[…] il pezzo completo è il modo migliore per far capire alla testata se il giornalista è adatto a collaborare». Dalle interviste capirete che si tratta di eccezioni legittime, utili da conoscere per meglio approcciarsi alla testata a cui si è interessati. In generale è meglio inviare un pitch e, se si ha già in mente come sviluppare l’argomento, una scaletta dell’articolo
È ancora Federico Ferrazza a sottolineare la cosa più importante: «[…] è la storia che conta, non l’articolo. […] Mi devi proporre una storia che hai, non una storia che vorresti fare. Io raramente guardo le biografie dei collaboratori. Un collaboratore ha le stesse chance sia che abbia scritto pezzi per il New York Times sia che scriva per uno sperduto giornale locale».
Ultime dritte
- I pezzi per gli altri: se avete già scritto qualcosa o avete un portfolio vi sarà capitato di chiedervi se era il caso di allegare qualche vostro lavoro alla presentazione. Per rassegnagram «È fondamentale, però, far capire il proprio livello “tecnico”, quindi non è una cattiva idea allegare vecchi articoli/video/podcast. Devono essere, ovviamente, non solo i migliori, ma i migliori per quella testata»;
- Due pitch con una fav… mail: se davvero desiderate diventare giornalisti saprete che non è possibile costruire una carriera pubblicando un pezzo ogni due mesi. Per questo motivo per menelique è «meglio se riceviamo più di un pitch nella stessa email: fa capire quanto chi si propone conosca menelique e lascia sicuramente molta più scelta alla redazione, avendo quindi più chance di essere pubblicato». Attenzione però, l’obbiettivo per L’Espresso è dimostrare che su alcune tematiche siete più esperti, per cui evitate di mandare troppe proposte su temi che cozzano tra di loro;
- Titolo sì o titolo no? Il titolo potrebbe essere un modo per presentare la propria proposta in modo sintetico e capace di attirare la curiosità di chi ci legge, ma non è buona prassi inserirlo nella vostra mail di presentazione. Si tratta di una scelta da lasciare alla redazione sia per l’Ultimo Uomo che per menelique. Il perché è semplice per la redazione di menelique: «Se mi proponi un titolo alla prima email, non hai capito che nelle riviste consumer i titoli non li fa l’autore, e questo sicuramente non gioca a tuo favore». Dimostrate di conoscere le regole del gioco prima di cominciare insomma.
3. Come e quando si viene retribuiti e in che momento si concorda il compenso della collaborazione esterna?
Il tema dei compensi è uno dei più spinosi nel mondo del giornalismo. Come redazione crediamo sia importante, ad ogni livello, che un contenuto di qualità venga pagato tenendo conto delle indicazioni legislative e regolamentari del settore. Quando si è agli inizi è importante ricordarsi che non bisogna preoccuparsi o avere vergogna di chiedere il compenso alla testata. Il giornale in esame può avere un listino prezzi da proporre con una cifra prestabilita per un determinato tipo di contenuto trattabile in base all’esperienza del giornalista, l’esclusività e il tipo di contenuto.
Secondo Rivista Undici: «Il giornalista è libero di chiedere cifra e tempistiche di pagamento quando vuole. Si tratta sempre di lavori pagati e quindi non c’è vergogna nel domandare e nel chiedere chiarezza». Sapiens Magazine ci ricorda che lavorare a certe condizione non danneggia solo la persona coinvolta, ma anche tutto il settore: «Ogni collaborazione deve essere retribuita, non scrivere mai gratis per qualcuno. Non è giusto per te e non è giusto per la nostra professione. Il compenso va pattuito prima e deve essere tutto scritto nero su bianco, onde evitare equivoci o fraintendimenti».
Di siti che pagano per scrivere ce ne sono. Quello che emerge è più la difficoltà di farsi strada, di fare la “gavetta”. Per sapere come proporre un articolo è bene farsi trovare pronti su due punti.
Scrivere per lavoro: due punti fermi
Quasi tutte le testate intervistate seguono gli stessi due principi:
- Il compenso si pattuisce all’inizio della collaborazione;
- I pagamenti arrivano tra i 30 e i 60 giorni dopo la pubblicazione del pezzo.
I compensi, come scritto sopra, variano in base al lavoro commissionato. Riepilogando: un reportage vale di più di uno scritto da desk, per fare un esempio. Si può poi provare a contrattare, dove l’esperienza è una delle leve contrattuali principali.
Riguardo le tempistiche, se volete vivere scrivendo, l’ideale sarebbe costruire una rete di contatti. Non sbancherete il lunario scrivendo un pezzo, per quanto bello, ma dovrete essere costanti e organizzati per rendere quello del giornalista un lavoro sostenibile al 100%.
4. Rispondete sempre anche quando rifiutate un pezzo e che cosa consigliate in caso di feedback negativo?
I feedback, quando arrivano, sono da prendere sul serio. Cosa non ha funzionato? Serve imparare da tutto.
Di fronte una risposta negativa, la premessa è rimanere lucidi e avere la giusta attitudine per riuscire a imparare comunque qualcosa utile per le prossime volte. Rileggere la propria candidatura, a partire dai punti deboli evidenziati eventualmente nella risposta ricevuta per capire dove si ha sbagliato sono cose da fare, ma senza mai demoralizzarsi.
Factanza ha un approccio costruttivo: «Rispondiamo sempre analizzando le criticità del pezzo e facendo capire a chi l’ha creato come mai non è coerente con gli altri nostri contenuti […] in modo che il giornalista possa successivamente proporre contenuti migliori e utilizzabili.» Ma, come detto più volte, ogni testata ha il suo approccio e, cosa più importante, una mole di lavoro tale per cui non è sempre facile venire incontro a tutti. Bisogna essere preparati ad ogni tipo di risposta.
Le realtà che abbiamo contattato per scrivere la guida sono diverse per dimensione e tipo di pubblico. rassegnagram sottolinea quanto questo sia importante nel definire le cose da fare in redazione. «Noi rispondiamo sempre, perché siamo una piccola realtà e non ci sogniamo neanche lontanamente di non rispondere a qualcuno che ha interesse a lavorare con noi. […] Purtroppo, le grandi realtà, che ricevono centinaia di proposte di ogni tipo, a volte non riescono a rispondere a tutti.» Non a caso Vogue Italia ammette che «se manca il tempo di una spiegazione circostanziata e se il tema o il giornalista non mi interessa non rispondiamo».
Le ragioni del rifiuto
Provando a riassumere, le ragioni del rifiuto più comuni sono le seguenti:
- temi già trattati;
- mancata aderenza con il taglio della testata;
- analisi frettolosa;
- scrittura sciatta;
- tema non interessante.
Come proporre un articolo è soprattutto questione di buonsenso. Abbiamo discusso molto a riguardo e siamo arrivati alla conclusione che servono principalmente studio e ricerca. Il primo per specializzarsi in un argomento, la seconda per trovare il proprio pubblico e le testate che trattano gli argomenti giusti. Non ci sono garanzie di successo, ma partire col piede giusto aiuta sempre.
Come proporre un articolo è anche questione di fortuna. Il lavoro del giornalista richiede senza dubbio spirito di sacrificio, passione e sincera dedizione. Dimostrate di saper navigare nella complessità e vivere nel nostro tempo e avrete fatto un passo nella giusta direzione. Non dimenticate di seguire il lavoro dei più bravi e cercate di carpirne i segreti, imitarne lo stile. Andate alla radice del suo lavoro e poi sperimentate il vostro.
E voi cosa avreste chiesto al nostro posto per scrivere questa guida? Raccontateci la vostra esperienza come aspiranti giornalisti e le difficoltà incontrate durante il percorso. I vostri messaggi saranno preziosi per approfondire in futuro temi importanti.
Hanno collaborato con noi
Ringraziamo tutte le redazioni che hanno partecipato rispondendo alla nostra intervista, senza di loro questa guida non sarebbe stata possibile.
BadTaste.it, Facta, Factanza, GQ Italia, L’Espresso, l’Ultimo Uomo, LINK. Idee per la tv, menelique magazine, Pagella Politica, Rassegnagram, Rivista Undici, Sapiens Magazine, The Submarine, Vogue Italia, Wired e YouTrend
Per poter scaricare le risposte integrali delle interviste iscriviti alla newsletter nel box qua sotto.
Potrai accedere anche a tutti i nuovi contenuti disponibili in esclusiva per gli iscritti, man mano che usciranno, e potrai cancellarti quando vorrai.
Voglio le risorse gratuite!
Iscriviti alla nostra newsletter
Ti mandiamo una mail ogni due settimane per dirti quando è uscito il nuovo episodio del podcast o i nuovi contenuti sul blog, man mano che escono. Ricevi inoltre le trascrizioni dei nuovi episodi.
Ti piace quello che facciamo?
Tutti i nostri contenuti sono gratuiti. Abbiamo un obiettivo preciso: desideriamo creare uno spazio dove una comunità di appassionati possa ritrovarsi per dialogare sui temi dell’informazione contemporanea.
Per riuscirci noi ci dedichiamo il nostro tempo libero, perché crediamo sia importante quello che facciamo, oltre a essere un’ottima palestra e vorremmo che lo fosse per tutti. Per questo ti chiediamo di valutare la possibilità di sostenere il nostro progetto, oggi o quando potrai.
Se i nostri contenuti ti piacciono e li trovi utili, una piccola donazione può fare la differenza per rendere sostenibile il nostro lavoro. Puoi donare la cifra che preferisci quando vuoi, oppure impostare una donazione periodica.