Barbara D’Amico è una giornalista professionista specializzata in economia, lavoro e giornalismo digitale. Nata nel 1983, attualmente lavora come digital innovation specialist in Hub Editoriale. Ha ricoperto fino al giugno 2021 il lavoro di Google News Lab Teaching Fellow per l’Italia.
La formazione
Barbara D’Amico è laureata in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Roma Tre e nel 2012 consegue il master di giornalismo “Giorgio Bocca“ a Torino. Durante gli studi inizia delle collaborazioni che la portano, già nel 2004, a occuparsi di informazione su siti web e online.
I principali lavori
Barbara D’Amico all’inizio della sua carriera ha lavorato come giornalista freelance. Nel 2014 è stata co-fondatrice di Viz and Chips, società specializzata nella creazione di infografiche e contenuti editoriali interattivi. Nella startup si è occupata principalmente di formazione, lavorando con centinaia di colleghi su temi quali new media, modelli di business per l’editoria e strumenti digitali per il giornalismo. Ha rivestito inizialmente il ruolo di data editor producendo data-visualization per privati, gruppi editoriali, pubbliche amministrazioni e ONG.
Ha lavorato al Corriere della Sera curando dal febbraio 2013 al dicembre 2019 il blog economico La nuvola del lavoro. Ha deciso di chiudere la collaborazione con il Corriere proprio nel dicembre 2019 a causa di tagli ai compensi non comunicati: lo spiega attraverso una serie di tweet che interessano non solo giornalisti o persone del settore. Negli anni ha collaborato anche con La Stampa, Wired Italia e per testate nazionali e internazionali. Ha curato dal 2018 al 2021 la newsletter The Italian Job in cui ha parlato di temi legati agli scioperi dei lavoratori, alla gig economy e ai sindacati.
Google News Initiative
Da giugno 2020 a giugno 2021 riveste il ruolo di Google News Lab Teaching Fellow per l’Italia. Ha lavorato come project manager e formatrice con oltre 5000 giornalisti e giornaliste provenienti da più di 100 testate e aziende giornalistiche in Italia e in Grecia, affrontando temi come competenze e tool digitali, reporting, podcasting, data journalism.
Hub Editoriale
Dal settembre 2021 lavora come digital innovation specialist in Hub Editoriale, un’azienda che si occupa di supporto editoriale, digital e hi-tech per oltre 200 testate giornalistiche e aziende in Italia.
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L’intervista a Barbara D’Amico
L’intervista con Barbara D’Amico, la prima puntata della terza stagione del podcast, affronta in particolare i temi del giornalismo freelance e della formazione.
Con Barbara D’Amico abbiamo parlato dei suoi studi e di come abbia maturato nel tempo l’interesse a coprire vari tipi di storie e avvicinarsi al giornalismo. Abbiamo poi parlato della sua esperienza al master di Torino Giorgio Bocca, costoso ma che le ha dato la possibilità di migliorare sul modo di fare informazione.
Abbiamo continuato citando le condizioni del giornalismo freelance e di come serva anche un cambiamento probabilmente strutturale in quel settore: è difficilissimo raggiungere uno stipendio che rende economicamente indipendenti e pagare i giornalisti ad articolo non è il modo migliorare per valutare un pezzo.
Un altro capitolo importante nell’intervista è rappresentato dalla formazione e dall’acquisizione di nuove competenze. Specializzarsi, continuare a studiare e imparare rappresentano modi migliori per capire e comprendere il mondo e servire meglio le comunità o i temi che vengono coperti. Ma non è sempre facile trovare corsi, professori e docenti preparati e a prezzi accessibili.
Domande fuori onda
Abbiamo chiesto a Barbara D’Amico di svelarci alcuni segreti del mestiere in quattro domande fuori onda.
- I tuoi libri di ispirazione a livello giornalistico?
«Bè ce ne sono tantissimi.
Durante i primi mesi di Università ho letto Vivere per raccontarla, la biografia di Gabriel Garcia Marquez di cui in quegli anni mi ero innamorata. Amavo il suo realismo fantastico e scoprire che aveva iniziato come giornalista mentre studiava Giurisprudenza – cioè esattamente quello che stava accadendo a me in quello stesso periodo – mi ha aiutata a mettere a fuoco che nella vita avrei voluto fare quel mestiere per essere libera di raccontare, scoprire, ma con uno stile tutto mio, proprio come Marquez aveva fatto agli inizi della sua carriera (poi ovviamente lo stile è rimasto al palo 😉 ma il sacro fuoco è rimasto).
Ho letto molta saggistica e opere come quella di Elias Canetti, La Lingua Salvata. Storia Di Una Giovinezza, che è potentissimo per capire il potere della parola e l’attenzione da dare al modo in cui comunichiamo.
José Saramago, Il Vangelo secondo Gesù Cristo: questo è un libro che ti segna, nel senso che mi ha fatto capire come una storia millenaria, sentita e risentita, possa essere riscoperta e divulgata in modi che pensavi fossero impossibili persino da concepire.
Consigli a un giovane scrittore, di Vincenzo Cerami è praticamente una guida per chi inizia a fare questo lavoro, non solo a scrivere
Ce ne sono tantissimi, anche di narrativa pura che mi hanno ispirato per approfondire storie o fenomeni, ma dovrei fare un elenco troppo lungo!». - Libri che stai leggendo ultimamente e che ti stanno piacendo tanto?
«Sempre a livello ispirazionale/manualistico ultimamente ho riletto più volte Le parole sono finestre oppure muri, di Marshall Rosenberg sulla comunicazione non violenta.
Slow Journalism. Chi ha ucciso il giornalismo?, è un ottimo libro di Alberto Puliafito e Daniele Nalbone che spiega bene i modelli di informazione lenta, approfondita ma che sfruttano al meglio la tecnologia e il digitale.
E ho appena acquistato Ti spiego il Dato, di Donata Columbro.». - Gadget tecnologico da cui non puoi separarti?
«A parte il più scontato, cioè lo smartphone. Direi nell’ordine: ovviamente il powerbank per il cellulare! Ma in realtà non sono molto “gadget dipendente”, a parte chiaramente intendere smartphone e pc come gadget. Mi piacciono i tool analogici: quindi quaderni, matite, penne (sono grafomane, scrivo tutto)». - Quali sono le migliori App per smartphone o desktop che usi per lavoro?
«Anchor, per le interviste telefoniche; Calendar e in generale le app di alert perché mi permettono di segnare appuntamenti e to-do-list senza aver paura di perdermi pezzi per strada; le app di musica streaming perché lavoro sentendo musica 8 ore al giorno; Google Doc e Drive in generale, non potrei vivere senza; Pinpoint per la funzione di trascrizione audio gratuita». - Podcast o newsletter che leggi spesso?
«Newsletter: Wolf e The Slow Journalist editi sempre da Slow News, Ellissi di Valerio Bassan, Skande di Riccardo Scandellari, The Skimm (ENG), Quartz Obsession, Andrea F. de Cesco e la sua newsletter Questioni d’orecchio sul podcasting, Digital Sunday Media Brunch di DataMediaHub. Podcast: This American Life di Radio Diaries, I podcast di Pagella Politica, The Essential di Will Media».
Dove trovare Barbara D’Amico
Sul suo Instagram, Twitter, LinkedIn, Facebook.
Altre puntate collegate a questa intervista:
- Fare (data) journalism sul territorio nel cuore della pandemia in Italia – con Isaia Invernizzi (S02 E03);
- Perchè oggi è fondamentale il giornalismo locale e specifico – con Daniele Nalbone (S01 E39);
- Un giornalismo lento, un giornalismo di qualità – con Alberto Puliafito (S01 E27).
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